sabato 1 novembre 2014

Esame di Stato: abilitarsi a Roma


Cari colleghi e futuri architetti,
oggi vorrei trasmettervi la mia esperienza in merito all’esame di Stato per l’abilitazione di ARCHITETTO, alla sede di Roma.
Innanzi tutto mi sento di precisare che la mia testimonianza è riferita, nello specifico, alla II Commissione che ha come presidente il Prof. Imbrighi; quindi qualora anche il vostro cognome inizi con una delle lettere afferenti l’intervallo alfabetico M-Z, potreste imbattervi nelle mie stesse problematiche e rivivere analoghe dinamiche.
Ad esser sincera io mi sono iscritta all’esame alla sede di Roma, senza potermi preventivamente informare sulla commissione che mi avrebbe giudicato, questo perché, come potrete bene immaginare, avendo sostenuto l’esame nella sessione di giugno, al momento dell’iscrizione, non essendo stati ufficializzati ancora i componenti delle due commissioni, non se ne potevano prevedere metro di giudizio o metodologie progettuali. Tuttavia sono lieta di annunciarvi che io, come altri, ce l’abbiamo fatta! E… ho buone ragioni per credere che voi, con una consistente preparazione e qualche suggerimento farete lo stesso, con il vantaggio però di sapere già da ora, più o meno, cosa e chi vi aspetta.
E’ tempo ora di scendere nei dettagli, visto che come posso ben immaginare, nessuno di voi ha voglia di perder tempo a legger cose poco concrete… il tempo è tiranno e so bene che staccarvi dai libri, fogli, squadre, matite e pennini per carpire notizie qua e là su quello che vi aspetta vi sia costato molto, quindi andiamo direttamente al dunque:
come saprete l’esame si sostiene in tre giorni, durante i quali si è chiamati a svolgere e superare ben quattro prove: nel corso della prima giornata, oserei dire la più impegnativa in termini di durata e concentrazione, si svolge la prova pratica che consiste in due fasi, una strettamente progettuale da svolgere in 6 ore e una illustrativa/tecnica. Il giorno dopo, si sostiene la terza prova, ossia il tema. Se si superano tutte e tre le prove che vi ho appena descritto, si è chiamati qualche tempo dopo, a sostenere l’ultima, il tanto agognato orale.
Andando per ordine e parlando quindi della prova pratica, vi posso dire che la mia commissione, purtroppo, non ha proposto alcun tema residenziale e ha chiesto la progettazione di una biblioteca (in cui mi sono cimentata io), di un mercato sotterraneo e di un edificio per uffici. Tengo a precisare che i titoli esatti dei vari temi li potete trovare sul sito ufficiale dell’Esame di Stato. Diciamo che questo fatto ci ha un po’ spiazzati perché un residenziale, in genere, ce lo aspettavamo un po’ tutti però è da riconoscere che le tracce in fin dei conti, anche se impegnative, erano a mio avviso fattibili. Vi sarà utile inoltre sapere che a Roma non sono ammessi altri fogli se non un cartoncino formato 50x70 distribuito e siglato dalla commissione e altri fogli bianchi A4 per eventuali schizzi progettuali o calcoli. Ricordatevi di organizzarvi il tempo molto rigorosamente poiché è fondamentale finire il tema e fare tutto quello che è richiesto dalla traccia. Non sottovalutate la seconda fase, ossia quella della relazione tecnica di progetto e dei calcoli strutturali, dedicategli almeno un’ora abbondante: la mia commissione ci ha chiesto anche di indicare le voci del computo metrico e le relative lavorazioni, richiesta non molto usuale, lo so… Come vi ho anticipato, il giorno dopo sarete chiamati a sostenere la terza prova, il tema, ma secondo il mio modesto parere, se si conosce l’argomento, si ha molto tempo a disposizione, mi sembra di ricordare si abbiano almeno 5 ore. La II Commissione ci ha sottoposto tre tracce, una prima sulla deontologia dell’architetto, una seconda relativa ai crediti formativi e una terza che ci invitava a parlare di un architetto contemporaneo che ha operato a Roma. In quest’ultima inoltre, erano richiesti schizzi progettuali dell’opera descritta. Anche di questa prova, troverete i titoli completi sul sito ufficiale. Sull’ultima prova, quella relativa all’orale, vi suggerisco di ripensare e fare considerazioni più approfondite sulle vostre prove precedenti perché ho potuto constatare che il più delle volte è il punto da cui si parte. Non mi sento di dare consigli più specifici perché penso che si tratti di una prova davvero particolare e imprevedibile dove componenti come fortuna, studio e competenze specifiche entrano in gioco in egual misura, ancor più che nelle prove precedenti. Però una cosa è certa: una volta arrivati all’orale si può dire di avere l’abilitazione quasi in pugno, ma occhio: come si è ad un passo da essa, si può essere anche ad un passo dal vanificare tutti gli sforzi fatti, quindi… farete bene a non sottovalutarla!
L’ultima cosa che voglio dirvi è che, quando vi comunicheranno la data dell’orale, sarà la stessa in cui potrete diventare ufficialmente architetti poiché a differenza delle altre prove, il suo esito è comunicato dopo solo qualche ora e se sarà positivo… proverete davvero e finalmente, la liberatoria sensazione di avere l’ABILITAZIONE in pugno!
In bocca al lupo ragazzi!
P.S. per qualsiasi curiosità, condivisone di stress, ansia pre-esame… scrivetemi!

venerdì 10 ottobre 2014

Il più è il meno

"La costruzione non definisce soltanto la forma, ma è la forma stessa. Dove la vera costruzione prova un contenuto autentico, là sgorgano anche opere vere; opere vere e corrispondenti alla loro essenza. E queste sono necessarie in se stesse e in quanto parti di un ordine genuino. Si può ordinare soltanto ciò che è già in se ordinato. L'ordine è qualcosa di più dell'organizzazione. L'organizzazione è la determinazione della funzione. L'ordine invece è attribuzione di significato."
Ludwig Mies van der Rohe

Dedichiamo questo post a un grande Maestro dell'architettura a cui siamo particolarmente affezionati. E' stato per noi un punto di riferimento nella formazione e rappresenta una grande fonte di ispirazione professionale.
Ludwing Mies van der Rohe nasce ad Aquisgrana nel 1886, si forma nello studio di Behrens tra il 1907 e il 1912. La sua ricerca è volta alla creazione di un'architettura oggettiva, "scientifica". Persegue per una vita l'ideale di purezza e razionalità; si avvicina al costruttivismo russo e al de Stijl Olandese rielaborandoli e dando origine ad un vero e proprio linguaggio architettonico.
Negli anni '20 elabora diversi progetti di grattacieli e residenze private, mai realizzati, tra questi il grattacielo cristalliforme sulla Friedrichstraße, che rappresenta un capolavoro per la sua capacità di moltiplicare lo spazio attraverso le superfici vetrate.
E nel 1929 arriva Lui, il padiglione tedesco dell'esposizione Internazionale di Barcellona, l'opera più famosa dell'architetto. Esposizione dell'architettura pura.
L'edificio, paragonabile ad un dipinto di Mondrian in tre dimensioni, è caratterizzato da lame d'acqua, superfici in vetro e pareti rivestite in alabastrite e marmo. Lo spazio interno ed esterno si fondono, gli elementi confondono l'osservatore, così la funzione portante che sembra affidata ai setti murari è invece assolta da esili pilastri cruciformi cromati.
Mies succede a Gropius alla direzione del Bauhaus dal 1930 al 1933. Nel 1937 emigra negli USA, dove influenzerà "pesantemente" l'architettura statunitense. Tra le sue principali opere compare l'Illinois Institute of Tecnology di Chicago, dove lavora, concepito come la ripetizioni di moduli a telaio in acciaio e vetro così come la ripetizione di semplici elementi quali montanti, linee orizzontali dei solai e lastre in vetro caratterizzano i suoi grattacieli degli anni '50.
Probabilmente sono proprio i grattacieli di Lake Shore Drive e la Crown Hall, sede della facoltà di Architettura, le opere che esprimono al meglio i motti che lo hanno reso famoso: << Less is more >> e << God is in the details >>.


giovedì 9 ottobre 2014

Noi


La condivisione di una comune aspirazione ci ha fatti incontrare, l'amicizia ci unisce e la passione per l'architettura ci spinge a condividere idee, conoscenze e suggestioni...